Visto che quella sulle differenze tra i due finali stereo top della casa americana è una richiesta ricorrente ho voluto condividere con voi questa esperienza di ascolto, avendoli avuti nello stesso ambiente e stesso setup. A parte le ovvie differenze di potenza, il 452 beneficia della tecnologia quad balanced, non tanto utile per i collegamenti bilanciati (come il termine lascerebbe intendere) ma per la silenziosità di funzionamento (cancella virtualmente il rumore dall'amplificazione) che questa tecnologia riesce ad assicurare alla macchina a prescindere dalla modalità di collegamento. Ebbene, sono due finali dalla voce così differente all'ascolto che sono rimasto decisamente sorpreso. Ho inserito i due finali nello stesso setup (Marantz sa11s3, thorens Td124 -sme4 - benz gullwing reference e Mcintosh C2500 retubed nos) dandogli da pilotare le Sonus Faber Minima Vintage e le Rogers Ls3/5a LE (due carichi facili per i due bestioni americani) in un piccolo ambiente, proprio per permettere ai due finali di lavorare nelle stesse condizioni ottimali, cioè con carichi tranquilli e con una manciata di watt. Ribadisco, in queste condizioni mi aspettavo una prestazione equipollente, invece sono emerse differenze importanti che cerco di riassumere.
Il 302 è un finale sanguigno, contrastato, a volte scomposto quasi scapigliato. La prima impressione è di una macchina molto coinvolgente, viscerale e impattante come può essere un evento live. Analizzandone il suono sotto la lente di ingrandimento dei i parametri hifi, il basso è possente ma a volte dalla briglia un po' sciolta che richiede molta molta cura nella scelta del diffusore (meglio un diffusore da stand che come per magia sembra crescere di statura ...) e del posizionamento in ambiente. Il medio basso presenta quella nota di calore caratteristica della casa, anche se, una volta curato l'interfaccia diffusore ambiente, non arriva ad affliggere la meravigliosa gamma media. In gamma alta non si soffre del roll off che avevano i Mcintosh di qualche anno fa, il finale è teso e lucido, ma dandoci su col volume si avverte qualche scompostezza, non asprezze, attenzione, ma una leggera proiezione in avanti del suono che può ingenerare la sensazione di una certa faticosità (parliamo di volumi sostenuti, circa 30 watt sul vumeter, che nel mio ambiente sono tantissimi). Conosco troppo bene le minima vintage per averle ascoltate in tanti setup per dire che col 302 si snaturano un po' avvicinandosi alle prestazioni delle Harbeth m30.1 che hanno un suono decisamente più in avanti, come è giusto aspettarsi da un monitor purosangue di scuola inglese. La ricostruzione scenica è molto suggestiva, con un piccolo appunto sulla dimensione della profondità che soffre proprio di quella leggera compressione all'aumentare del volume (volume, lo preciso, eccedente quello del normale livello di ascolto) e con una collocazione spaziale dei protagonisti tridimensionale e plastica ma che comunque non sfrutta appieno la scansione dei possibili piani in profondità su cui altri finali sanno proiettare gli strumenti (il mio campione e riferimento resta l'Audio Research Ref. 110). Ho sentito batteristi almeno 3 metri fuori la finestra, col 302 questi eccessi non ci sono, per cui senza pregiudizio per dimensioni e plasticità, gli strumenti sono collocati dietro il fronte dei diffusori ma più vicini al punto di ascolto guadagnando sull'effetto presenza e tattilità del suono
Il 302 è un finale sanguigno, contrastato, a volte scomposto quasi scapigliato. La prima impressione è di una macchina molto coinvolgente, viscerale e impattante come può essere un evento live. Analizzandone il suono sotto la lente di ingrandimento dei i parametri hifi, il basso è possente ma a volte dalla briglia un po' sciolta che richiede molta molta cura nella scelta del diffusore (meglio un diffusore da stand che come per magia sembra crescere di statura ...) e del posizionamento in ambiente. Il medio basso presenta quella nota di calore caratteristica della casa, anche se, una volta curato l'interfaccia diffusore ambiente, non arriva ad affliggere la meravigliosa gamma media. In gamma alta non si soffre del roll off che avevano i Mcintosh di qualche anno fa, il finale è teso e lucido, ma dandoci su col volume si avverte qualche scompostezza, non asprezze, attenzione, ma una leggera proiezione in avanti del suono che può ingenerare la sensazione di una certa faticosità (parliamo di volumi sostenuti, circa 30 watt sul vumeter, che nel mio ambiente sono tantissimi). Conosco troppo bene le minima vintage per averle ascoltate in tanti setup per dire che col 302 si snaturano un po' avvicinandosi alle prestazioni delle Harbeth m30.1 che hanno un suono decisamente più in avanti, come è giusto aspettarsi da un monitor purosangue di scuola inglese. La ricostruzione scenica è molto suggestiva, con un piccolo appunto sulla dimensione della profondità che soffre proprio di quella leggera compressione all'aumentare del volume (volume, lo preciso, eccedente quello del normale livello di ascolto) e con una collocazione spaziale dei protagonisti tridimensionale e plastica ma che comunque non sfrutta appieno la scansione dei possibili piani in profondità su cui altri finali sanno proiettare gli strumenti (il mio campione e riferimento resta l'Audio Research Ref. 110). Ho sentito batteristi almeno 3 metri fuori la finestra, col 302 questi eccessi non ci sono, per cui senza pregiudizio per dimensioni e plasticità, gli strumenti sono collocati dietro il fronte dei diffusori ma più vicini al punto di ascolto guadagnando sull'effetto presenza e tattilità del suono